Elevatore a vite

Da Villard de Honnecourt, Taccuino,
Manoscritto 19093, Parigi, Bibliothèque Nationale de France.

 

Impiego
Edilizia.

Motore
Vite e giostra di animali.

Descrizione
Due montanti verticali convergenti verso l’alto sostengono in posizione la vite sulla quale scorre la chiocciola cui è legato un sistema autobloccante per il sollevamento di blocchi in pietra. La vite è messa in rotazione dalla giostra sottostante, azionabile a braccia o forse anche per mezzo di animali da tiro.

Questioni interpretative
Dimensioni: la difficoltà di realizzare viti molto lunghe porta a pensare che questo elevatore potesse avere una altezza massima nell’ordine dei 5-6 metri.
Ricostruzione: le viti di queste dimensioni erano molto fragili e il sistema di carico, così come è disegnato, implica delle notevoli sollecitazioni laterali che porterebbero in breve tempo a comprometterne l’efficienza se non addirittura la rottura. Il sistema di attracco del carico è quello utilizzato fino dall’antichità per il sollevamento di grossi blocchi di pietra o marmo sagomati. Tuttavia, anche se si tratta dell’unico sistema di sollevamento riportato nel taccuino di un architetto medievale, la fragilità del dispositivo a vite porta a dubitare della sua effettiva efficacia. Un altro elemento problematico che emerge dal disegno riguarda la manovrabilità della leva, la quale quando il carico si trova poggiato sul terreno ai piedi della macchina non può essere messa in rotazione. Il problema può essere risolto facendo scorrere la leva in modo da farla sporgere da un solo lato dopo ogni mezza rotazione della vite. Quando il carico è sollevato sopra la leva la rotazione può procedere in maniera continua.

 

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