Il disegno tecnico nel Rinascimento
Riferendosi ai disegni di macchine rinascimentali è stato sottolineato come questi siano essenzialmente dei “ritratti” privi di valore progettuale nel senso moderno del termine e che, quindi, devono essere letti come schemi di funzionamento e non come progetti esecutivi. Per quanto veicolo di informazioni tecniche importanti la loro traduzione in un modello funzionante richiedeva un’interpretazione e un’integrazione con tutti quei dettagli che facevano parte della pratica costruttiva senza i quali la macchina non avrebbe potuto funzionare.
Questi disegni costituiscono un riassunto visivo delle parti essenziali di un progetto le cui coordinate quantitative, anche se vaghe e incomplete, dipendevano ancora in maniera esclusiva, o quasi, dal linguaggio verbale. Questo, per fare qualche esempio, è il caso delle macchine da guerra di Guido da Vigevano, delle macchine di Mariano di Iacopo detto il Taccola e di Francesco di Giorgio, dei disegni di Leonardo da Vinci e delle attrezzature metallurgiche di Vannoccio Biringuccio e di Giorgio Agricola.
In molti di questi casi i disegni, pur essendo ancora dei ritratti, non erano realizzati per rimanere sulla carta ma, insieme alle informazioni quantitative espresse verbalmente, dovevano veicolare l’idea del dispositivo tecnologico ed offrire all’esecutore le indicazioni principali per la costruzione della macchina. La ricostruzione dei modelli virtuali di queste macchine, oltre alla verifica delle loro possibilità di funzionamento sul piano cinematico, costituisce anche un banco di prova per testare l’efficacia delle strategie di comunicazione, grafiche e linguistiche, attraverso le quali venivano veicolate le conoscenze tecniche.