La Conoscenza del Fare
Va riconosciuto anzitutto ad Andrea Bernardoni il merito di aver messo a disposizione degli studiosi il primo organico studio monografico su Vannoccio Biringuccio. L’autore affronta con intelligenza e misura il compito non facile, anche tenuto conto dello stato lacunoso della documentazione e delle non marginali incertezze sulle vicende biografiche del Senese, di ricostruirne l’identità culturale, lumeggiando gli obbiettivi del suo impegno e i debiti contratti nei confronti sia della tradizione dotta, sia dei saperi professionali e delle pratiche applicative.
L’autore trae grande beneficio dal prendere le distanze dalla lunga tradizione di studi che ha evocato Biringuccio soprattutto al fine di proclamarlo il precorritore più illustre della trasformazione dell’alchimia nella chimica moderna. Con apprezzabile equilibrio Bernardoni sottolinea come l’alchimia rinascimentale presentasse – accanto alle chimere della trasmutazione in oro dei metalli vili (che – non si può dimenticare – contribuì comunque ad affinare le pratiche sperimentali) – una solida e matura componente operativa, soprattutto nell’ambito della metallurgia che aveva tratto energico impulso dalla progressiva affermazione, nei primi decenni del Cinquecento, delle armi da fuoco. Non a caso, è proprio questo lo scenario prioritario di riferimento dell’impegno professionale di Biringuccio, stimolato dall’ambizione di diventare “autore”, dando alle stampe un trattato organico nel quale trovassero bilanciata integrazione aspetti importanti delle conoscenze teoriche sulla struttura della materia (desunte dalla tradizione, ma miscelate in maniera originale) e una vasta e complessa varietà di evidenze sperimentali e di pratiche di manipolazione dei minerali.
È da sottolineare, in questa direzione, il carattere originale del Capitolo III, nel quale Bernardoni ricostruisce in maniera convincente l’integrazione perseguita da Biringuccio tra dottrine caratteristiche della filosofia naturale di Aristotele e concetti e princìpi caratteristici della tradizione corpuscolare.
Il lavoro di Bernardoni si raccomanda anche per l’attenta ricognizione che propone del carattere innovativo del suo approccio all’illustrazione dei dispositivi tecnici, con particolare attenzione all’ambito della metallurgia e della pneumatica. Bernardoni ferma lo sguardo con finezza sul problema del valore attribuito da Biringuccio alla raffigurazione visiva delle macchine utilizzate per le attività fusorie, in particolare quelle finalizzate alla produzione di armi da fuoco di grandi dimensioni.
L’originalità e la qualità della traduzione in forma visiva dei dispositivi meccanici nell’unica opera a stampa di Biringuccio viene opportunamente sottolineata da Bernardoni. Egli analizza infatti con acume le otto incisioni che corredano la Pirotechnia, sottolineandone l’importanza e insistendo sul rapporto tra gli sforzi iconografici di Biringuccio – concepiti per illustrare l’aspetto e il funzionamento di macchine innovative e stupefacenti anche agli operatori che si trovavano in difficoltà davanti alla semplice descrizione testuale – e quelli di un celebre autore contemporaneo, Giorgio Agricola, la fortuna dei cui testi deve moltissimo agli imponenti e suggestivi corredi iconografici. Le illustrazioni di Agricola, medico e umanista, prospettano un ampio inventario delle soluzioni e degli strumenti impiegati nelle tecniche di manipolazione dei metalli fin dall’antichità. Un inventario che, nello spirito tipico degli umanisti, rispondeva anche all’esigenza di disambiguare i termini desueti utilizzati per descrivere macchine e meccanismi dagli autori classici.
Opportunamente Bernardoni sottolinea come la Pirotechnia rappresenti lo sviluppo di un processo di rinnovamento della cultura tecnica avviato all’inizio del Quattrocento e progressivamente consolidato attraverso le esperienze innovative di grandi personalità del mondo tecnico, come Francesco di Giorgio (non a caso senese, come Vannoccio) e Leonardo: un processo di “sdoganamento” degli operatori pratici dall’isolamento e dalla marginalità intellettuale e sociale rispetto al mondo dei dotti, in particolare dei protagonisti della riflessione filosofica sulla natura, sui suoi princìpi e metodi.
L’ambizione di emulare la cultura dotta, simulando una perfetta conoscenza e il pieno dominio delle fonti antiche, convivono in Biringuccio con l’orgoglio di sottolineare come quei saperi teorici rappresentassero una risorsa concretamente spendibile solo se strettamente collegati alla conoscenza pratica dei processi di trasformazione della materia e alla capacità di visualizzare efficacemente, attraverso il disegno, i dispositivi e le macchine indispensabili per il lavoro degli artefici.
In questo scenario di rivalutazione delle tecniche e degli artefici, il progetto perseguito da Biringuccio presentava caratteri innovativi anche in ragione del fatto che la Pirotechnia fu divulgata attraverso le stampe: un potente canale di comunicazione (l’opera godè di enorme e durevole fortuna, non solo in Italia) al quale non ebbero accesso né le straordinarie illustrazioni, né i cospicui testi dei tecnici della generazione precedente; basti pensare a Francesco di Giorgio e a Leonardo.
Anche se non hanno potuto trovare spazio in questo volume, mette conto sottolineare in conclusione l’originalità e la qualità dell’impegno dell’autore nelle modellizzazioni digitali in 3D delle incisioni delle macchine operatrici inserite da Biringuccio nel suo trattato. L’auspicio è che questa componente fondamentale del lavoro compiuto da Bernardoni nella cospicua tesi di dottorato dalla quale deriva questo volume sia reso presto accessibile, dato che rappresenta una risorsa importante non solo per gli studiosi ma anche per chi non dispone delle conoscenze tecniche necessarie per comprendere struttura e funzionamento di quei complessi dispositivi. Per l’iconografia tecnica della prima Età Moderna la modellizzazione digitale rappresenta un nuovo potentissimo strumento di analisi e di comunicazione. Verrebbe da dire che apre importanti prospettive alla nuova promettente stagione della filologia delle macchine antiche.
Paolo Galluzzi
Direttore dell'Istituto e del Museo di Storia della Scienza di Firenze (Museo Galileo)